N. 49 Novembre 2008 | Agli equilibri mondiali manca un polo europeo
Negli ultimi mesi il mondo è stato scosso da due gravi crisi. La prima, di carattere militare e con implicazioni politiche regionali, è quella legata
L’Europa (e il mondo) dopo il trattato di Lisbona
Negli ultimi mesi il mondo è stato scosso da due gravi crisi. La prima, di carattere militare e con implicazioni politiche regionali, è quella legata
La crisi alimentare della primavera di quest’anno dimostra l’urgenza di promuovere un’altra politica agricola in tutti i continenti per offrire cibo a sufficienza ad un mondo in continua crescita demografica. Un compito al quale l’Europa, divisa in Stati sovrani, non è preparata.
La grave crisi politica ed economica in cui si trova l’Italia è l’aspetto più vistoso della generale involuzione della situazione europea alla quale gli europei possono far fronte solo riavviando il processo di integrazione europea su basi nuove.
Tre problemi non possono più essere elusi: il potere necessario per affermare l’indipendenza dell’Europa nel campo della sicurezza; il quadro in cui diventerebbe perseguibile la creazione di tale potere; la creazione di uno stato maggiore che dipenda direttamente da un potere sovrano europeo.
L’atteggiamento dell’Occidente è l’elemento forse più decisivo per evitare che in Russia ritorni l’autoritarismo. La divisione dell’Europa crea una pericolosa situazione di debolezza e instabilità che alimenta gli istinti peggiori della politica e della società russe.
Con il trattato di Lisbona il processo di integrazione europea senbra essersi arenato. Il salto federale da parte di un gruppo di Paesi resta quindi l’unico strumento per creare le condizioni per affrontare le sfide globali che minacciano l’Europa.
Un’Europa federale, capace di agire e di pesare politicamente nel quadro internazionale, può riequilibrare e rendere più pacifici i rapporti internazionali rendendo possibile instaurare un governo cooperativo delle emergenze globali.
Salvaguardare l’esistente e rinviare sine die qualsiasi riforma in senso federale delle istituzioni europee condanna l’Europa all’inazione: per garantire il futuro dell’Europa serve un patto federale a partire dal gruppo dei paesi fondatori.
Se si crede realmente all’esigenza di un’Europa politica, occorre avere il coraggio di prendere atto che nell’ambito delle attuali istituzioni dell’Unione qualsiasi battaglia per la Federazione europea è perdente.
Di fronte al riaccendersi dei nazionalismi e delle divisioni nel mondo e in Europa, è necessario che i governi e le forze politiche di Francia, Germania e Italia prendano coscienza dei pericoli che minacciano la stessa sopravvivenza dell’Unione Europea.
È impensabile che gli europei possano ridurre la loro dipendenza dalle importazioni e promuovere una rivoluzione nel campo della produzione e dei consumi energetici rimanendo nella condizione di minorità politica e finanziaria in cui sono costretti dalla dimensione nazionale e dal quadro confederale europeo.
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