N. 29 Giugno 2003 | L’interesse dell’Europa resta un equilibrio mondiale multipolare

Nonostante il successo americano nella guerra in Iraq e il ricompattamento dei suoi alleati, il solo possibile assetto progressivo dell’equilibrio internazionale, che garantirebbe la stabilità e un reale sviluppo di tutte le regioni del pianeta, non può che essere basato sul multipolarismo e sulla nascita di un polo europeo, impossibile senza la creazione di uno Stato federale europeo.

N. 27 Febbraio 2003 | Le false alternative in gioco a Bruxelles

Ciò che è in gioco alla Convenzione di Bruxelles è la scelta tra due modelli intergovernativi: uno più esplicito, sostenuto dai grandi Stati, e uno parzialmente mascherato – il cosiddetto metodo comunitario – difeso dai piccoli Stati. Una disputa che mette a rischio la coesione dei paesi fondatori, i soli che possono portare l’Europa all’unificazione.

N. 26 Dicembre 2002 | L’impatto della crisi economica sulle istituzioni europee

Il codice della concorrenza che impedisce gli aiuti di stato e la politica deflazionistica imposta dal Patto di stabilità frenano lo sviluppo e diventano catastrofici nelle fasi di recessione. D’altra parte una loro violazione provocherebbe la crisi dell’euro e della stessa Unione.
Il problema è quindi quello di creare un vero governo europeo, che sappia elaborare e portare avanti una vera politica industriale europea.

N. 18 Marzo 2001 | Dopo il Vertice di Nizza il tempo lavora contro l’Europa

Con la creazione della moneta europea il solo passo avanti che rimane da compiere è quello definitivo della creazione dell’Unione federale. Ma la prospettiva della rinuncia alla sovranità nazionale sta oscurando la visione e paralizzando la volontà degli uomini di governo. Imboccare la strada dell’allargamento per guadagnare tempo è una scelta pericolosa.

N. 16 Ottobre 2000 | Una costituzione federale per l’Europa

I discorsi di Fischer del 12 maggio e di Chirac del 27 giugno hanno riportato i problemi cruciali del processo di unificazione europea all’attenzione dell’opinione pubblica. Questi problemi si possono raggruppare in tre capitoli: I) la natura e il punto d’arrivo del processo costituente, II) i principi generali della Costituzione europea e III) le istituzioni e la ripartizione delle competenze.

N. 15 Settembre 2000 | Con Fischer e Chirac la federazione europea torna al centro del dibattito politico

La novità rivoluzionaria presente nei loro due discorsi consiste nella chiara enunciazione della consapevolezza che – di fronte alla prospettiva dell’allargamento – l’Unione stessa sarebbe condannata a dissolversi senza una radicale riforma istituzionale; e che questa riforma potrà aver luogo, all’inizio, soltanto nel quadro di un numero ristretto di paesi, a partire dai sei paesi fondatori.

N. 14 Maggio 2000 | Il Consiglio europeo di Tampere non passerà alla storia

Il Consiglio ha deciso che rappresentanti delle istituzioni europee e dei Parlamenti nazionali elaboreranno una Carta europea dei diritti fondamentali.
Ma l’Europa non ha bisogno di un’altra dichiarazione, ma di creare un potere federale che, proteggendo e promuovendo la dignità, la sicurezza e il benessere dei cittadini dell’Unione, di quei diritti consenta la realizzazione.

N. 12 Gennaio 2000 | Le scelte impossibili per uscire dall’impasse

Il processo di unificazione europea è giunto ad un’impasse da cui sarà possibile uscire solo con la scelta decisiva della federazione europea. Ma i governi non intendono rinunciare al dogma della sovranità nazionale e al metodo intergovernativo e con proposte come la modifica dell’art. 48 e il voto a maggioranza fanno solo il gioco delle forze sovraniste.

N. 10 Settembre 1999 | La vera causa dell’astensionismo alle elezioni europee

Nonostante le decisioni più importanti si discutano a livello europeo, è nel quadro nazionale che si organizzano gli interessi. Questo perché non esiste un vero governo europeo, ma soltanto un Consiglio di Stati sovrani, le cui decisioni più importanti sono sottratte ad ogni controllo democratico e sono subordinate al ricatto del veto. E’ questa la vera causa del deterioramento delle istituzioni democratiche.